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  • Immagine del redattoreYoga Ananda Palermo

I benefici dello Yoga: scienza e spiritualità al servizio dell'individuo

Aggiornamento: 24 mag 2018





IL POTERE DELLE PAROLE: ECCO COME LE AFFERMAZIONI I CAMBIANO LA REALTA'


Il Maestro Paramhansa Yogananda esortava i suoi studenti a riprogrammare l'organismo e la mente attraverso l'uso di affermazioni centrate su stati d'animo positivi (forza, salute, benessere, vitalita'). Lo faceva nei primi del 900. Adesso arrivano le conferme scientifiche sullo straordinario potere che le parole esercitano sull'organismo. Scopriamo cosa hanno scoperto gli scienziati russi


Il DNA umano è un Internet biologico, superiore, sotto molti aspetti, a quello artificiale.

La più recente ricerca scientifica russa spiega, direttamente o indirettamente, fenomeni quali la chiaroveggenza, l’intuizione, gli atti spontanei ed a distanza di cura, l’auto-guarigione, le tecniche di affermazione. Inoltre, ci sono segni di un tipo di medicina completamente nuova nella quale il DNA può essere influenzato e riprogrammato dalle parole e dalle frequenza SENZA sezionare e rimpiazzare geni individuali.

Solo il 10% del nostro DNA viene utilizzato per costruire le proteine. Questo subcomplesso di DNA è quello che interessa i ricercatori occidentali che lo stanno esaminando e catalogando. L’altro 90% è considerato “DNA rottame”. Tuttavia, i ricercatori russi, convinti che la natura non è stupida, hanno riunito linguisti e genetisti per intraprendere un’esplorazione di quel 90% di “DNA rottame”.I loro risultati, scoperte e conclusioni sono semplicemente rivoluzionarie! Secondo loro, il nostro DNA non solo è il responsabile della costruzione del nostro corpo, ma serve anche da magazzino di informazioni e per la comunicazione. I linguisti russi hanno scoperto che il codice genetico, specialmente nell’apparentemente inutile 90%, segue le stesse regole di tutte le nostre lingue umane. Per questo motivo, hanno confrontato le regole della sintassi (il modo in cui si mettono insieme le parole per formare frasi e proposizioni), la semantica (lo studio del significato delle parole) e le regole grammaticali di base. Hanno scoperto che gli alcalini del nostro DNA seguono una grammatica regolare e hanno regole fisse come avviene nelle nostre lingue. Così le lingue umane non sono apparse per coincidenza, ma sono un riflesso del nostro DNA inerente.


Anche il biofisico e biologo molecolare russo Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno esplorato il comportamento vibratorio del DNA. (Per essere breve, qui farò solo un riassunto). La linea finale è stata: “I cromosomi vivi funzionano come computer “solitonici/olografici” usando la radiazione laser del DNA endogeno”. Questo significa che hanno fatto in modo di modulare certi modelli di frequenza con un raggio laser e con questo hanno influenzato la frequenza del DNA e, in questo modo, l’informazione genetica stessa. Siccome la struttura base delle coppie alcaline del DNA e del linguaggio (come si è già spiegato) sono la stessa struttura, non si rende necessaria nessuna decodificazione del DNA. Uno semplicemente può usare parole e orazioni del linguaggio umano! Questo è stato anche provato sperimentalmente.

La sostanza del DNA vivente (in tessuto vivo, non in vitro), reagirà sempre ai raggi laser del linguaggio modulato e anche alle onde radio, se si utilizzano le frequenze appropriate. Infine questo spiega scientificamente perchè le affermazioni, l’educazione autogena, l’ipnosi e cose simili possono avere forti effetti sugli umani e i loro corpi. E’ del tutto normale e naturale che il nostro DNA reagisca al linguaggio. Mentre i ricercatori occidentali ritagliano geni individuali dei filamenti del DNA e li inseriscono in un altro posto, i russi hanno lavorato con entusiasmo con dispositivi che possono influenzare il metabolismo cellulare con le frequenze modulate di radio e di luce per riparare difetti genetici.

Per esempio il gruppo di ricercatori di Garjajeva ha avuto successo nel provare che con questo metodo si possono riparare i cromosomi danneggiati dai raggi X. Sono anche riusciti a catturare modelli di informazione di un DNA specifico e lo hanno trasmesso ad un altro, riprogrammando così le cellule su un altro genoma. In quel modo, hanno trasformato con successo, per esempio, embrioni di rana in embrioni di salamandra, semplicemente trasmettendo i modelli di informazione del DNA! In quel modo, l’informazione completa è stata trasmessa senza nessuna delle disarmonie o effetti collaterali che si manifestano quando si fa l’ablazione e si reintroducono geni individuali del DNA! Questo rappresenta una rivoluzione e sensazione incredibili, che trasformerà il mondo! Tutto ciò applicando semplicemente la vibrazione e il linguaggio al posto dell’arcaico processo d’ablazione! Questo esperimento punta all’immenso potere della genetica delle onde, che ovviamente ha più influenza, sulla formazione degli organismi, che i processi biochimici delle sequenze alcaline.

I maestri esoterici e spirituali sanno da millenni che il nostro corpo si può programmare con il linguaggio, le parole e il pensiero. Ora questo è stato provato e spiegato scientificamente. Certamente la frequenza deve essere quella corretta e a questo si deve il fatto che non tutti hanno lo stesso risultato o possano farlo sempre con la stessa forza. La persona deve lavorare con i processi interni e la maturità per poter stabilire una comunicazione cosciente con il DNA. I ricercatori russi lavorano con un metodo che non dipende da questi fattori, però funziona SEMPRE, sempre e quando venga usata la giusta frequenza.

Però, quanto più è sviluppata la coscienza individuale, meno c’è la necessità di qualsiasi tipo di dispositivo! Si possono ottenere quei risultati da se stessi e la scienza finalmente smetterà di ridere di tali idee e potrà spiegarne e confermarne i risultati. E non finisce qui. Gli scienziati russi hanno anche scoperto che il nostro DNA può causare modelli di perturbazione nel vuoto, producendo così “cunicoli” magnetizzati!

I “piccoli buchi” sono gli equivalenti microscopici di quelli chiamati ponti Einstein-Rosen nella vicinanza dei buchi neri (lasciati da stelle consumate).

Questi sono dei tunnel di connessione, fra aree completamente differenti dell’universo, attraverso i quali si può trasmettere l’informazione fuori dallo spazio e dal tempo. Il DNA attira quei frammenti di informazione e li passa alla nostra coscienza. Questo processo di ipercomunicazione è più efficace in stato di rilassamento. Lo stress, le preoccupazioni e l’intelletto iperattivo impediscono il successo dell’ipercomunicazione o ne distorcono completamente l’informazione rendendola inutile. In Natura, l’ipercomunicazione è stata applicata con successo da milioni di anni. Il flusso di vita strutturato in “organizzazioni stato” di insetti lo prova drammaticamente. L’uomo moderno lo conosce solo ad un livello molto più sottile come “intuizione”. Però anche noi possiamo recuperarne a pieno l’uso.

Un esempio in Natura. Quando un formica regina è lontana dalla sua colonia, la costruzione continua con fervore e in accordo con la pianificazione. Tuttavia, se si uccide la regina, nella colonia tutto il lavoro si ferma. Nessuna formica sa cosa fare. Apparentemente, la regina invia i “piani di costruzione” anche da molto lontano per mezzo della coscienza gruppale dei suoi sudditi. Può stare lontana quanto vuole, fintanto che sia viva. Nell’uomo l’ipercomunicazione si attiva quando uno improvvisamente riesce ad avere accesso ad un’informazione che è fuori dalla propria base di conoscenze.

A quel punto questa ipercomunicazione viene sperimentata e catalogata come un’ispirazione o intuizione. Il compositore italiano Giuseppe Tartini, per esempio, una notte sognò che il diavolo si sedeva vicino al suo letto suonando il violino. La mattina seguente, Tartini potè trascrivere il brano a memoria con esattezza e lo chiamò la Sonata del Trillo del Diavolo.

Per anni, un infermiere di 42 anni sognò una situazione nella quale era connesso ad una specie di CD-ROM di conoscenza. Gli veniva trasmessa conoscenza verificabile da tutti i campi immaginabili e alla mattina poteva ricordare. Era tale la valanga di informazioni che sembrava che di notte gli trasmettessero tutta una enciclopedia. La maggior parte delle informazioni era fuori dalla sua base di conoscenze personali e arrivava a dettagli tecnici di cui lui non sapeva assolutamente niente.

Quando avviene l’ipercomunicazione, si possono osservare fenomeni speciali nel DNA, così come nell’essere umano. Gli scienziati russi hanno irradiato campioni di DNA con luce laser. Nello schermo si è formato un modello di onde tipico. Quando hanno ritirato il campione di DNA, i modelli di onda non sono scomparsi, sono rimasti. Molti esperimenti di controllo hanno dimostrato che il modello proveniva ancora dal campione rimosso, il cui campo energetico apparentemente è rimasto di per se stesso. Questo effetto ora si denomina effetto del DNA fantasma.

Si presume che l’energia dello spazio esteriore e del tempo, dopo aver ritirato il DNA, fluisca ancora attraverso i “cunicoli”. La maggior parte delle volte gli effetti secondari che si incontrano nell’ipercomunicazione, anche degli esseri umani, sono campi elettromagnetici inspiegabili nelle vicinanze della persona implicata. In presenza dei quali i dispositivi elettronici, come attrezzature per CD e altri simili, possono essere alterati e smettere di funzionare per ore. Quando il campo elettromagnetico si dissolve lentamente, le attrezzature funzionano ancora normalmente. Molti curatori e psichici conoscono questo effetto dovuto al loro lavoro. Più si migliorano l’atmosfera e l’energia dell’ambiente più frustante è che in quel preciso istante l’attrezzatura di registrazione smette di funzionare e di registrare. Il riaccendere e spegnere dopo la sessione non ne ristabilisce ancora la funzionalità totale che però il giorno dopo ritorna alla normalità. Chissà forse leggere ciò risulta tranquillizzante per molti, in quanto non ha niente a che vedere con l’essere tecnicamente incapaci, ma significa semplicemente che sono abili per l’ipercomunicazione.

Gli scienziati russi hanno irradiato diversi campioni di DNA con dei raggi laser e su uno schermo si è formata una tipica trama di onde che, una volta rimosso il campione, rimaneva sullo schermo. Allo stesso modo si suppone che l’energia al di fuori dello spazio e del tempo continua a passare attraverso gli tunnel spaziali attivati anche dopo la rimozione del DNA. Gli effetti collaterali più frequenti nell’ipercomunicazione sono dei campi magnetici vicini alle persone coinvolte. Gli apparecchi elettronici possono subire delle interferenze e smettere di funzionare per ore. Quando il campo elettromagnetico si dissolve, l’apparecchio ricomincia a funzionare normalmente. Molti operatori spirituali conoscono bene questo effetto.

Grazyna Gosar and Franz Bludorf nel loro libro Vernetzte Intelligenz spiegano queste connessioni in modo chiaro e preciso. Gli autori riportano anche alcune fonti secondo le quali gli uomini sarebbero stati come gli animali, collegati alla coscienza di gruppo, e quindi avrebbero agito come gruppo. Per sviluppare e vivere la propria individualità, tuttavia, avrebbero abbandonato e dimenticato quasi completamente l’ipercomunicazione.

Ora che la nostra coscienza individuale è abbastanza stabile, possiamo creare una nuova forma di coscienza di gruppo. Così come usiamo Internet, il nostro DNA è in grado di immettere dati nella rete, scaricare informazioni e stabilire un contatto con altre persone connesse. In questo modo si possono spiegare i fenomeni quali telepatia o guarigioni a distanza.

Senza un’individualità distinta la coscienza collettiva non può essere usata per un periodo prolungato, altrimenti si ritornerebbe a uno stato primitivo di istinti primordiali. L’ipercomunicazione nel nuovo millennio significa una cosa ben diversa.

I ricercatori pensano che, se gli uomini con piena individualità formassero una coscienza collettiva, avrebbero la capacità di creare, cambiare e plasmare le cose sulla terra, come fossero Dio! E l’umanità si sta avvicinando a questo nuovo tipo di coscienza collettiva.

Il tempo atmosferico è piuttosto difficile da influenzare da un solo individuo, ma l’impresa potrebbe riuscire dalla coscienza di gruppo (niente di nuovo per alcune tribù indigene). Il tempo viene fortemente influenzato dalla frequenza risonante della terra (frequenza di Schumann). Ma queste stesse frequenze vengono prodotte anche nel nostro cervello, e quando molte persone si sincronizzano su di esse, o quando alcuni individui (p. e. maestri spirituali) concentrano i loro pensieri come un laser, non sorprende affatto che possano influenzare il tempo. Una civiltà moderna che sviluppa questo tipo di coscienza non avrebbe più problemi né d’inquinamento ambientale, né di risorse energetiche; usando il potere della coscienza collettiva potrebbe controllare automaticamente e in modo naturale l’energia del pianeta.

Se un numero abbastanza elevato di individui si unisse con uno scopo più elevato, come la meditazione per la pace, si dissolverebbe anche la violenza.

Il DNA sembra essere anche un superconduttore organico in grado di lavorare a una temperatura corporea normale. I conduttori artificiali invece richiedono per il loro funzionamento delle temperature estremamente basse (tra -200 e -140°C). Inoltre, tutti i superconduttori possono immagazzinare luce, quindi informazioni. Anche questo dimostra che il DNA sia è grado di farlo.

Vi è un altro fenomeno legato al DNA e ai tunnel spaziali. Normalmente questi minuscoli tunnel sono altamente instabili e durano soltanto una frazione di secondo. In certe condizioni però si possono creare dei tunnel stabili in grado di formare delle sfere luminose. In alcune regioni della Russia queste sfere appaiono molto spesso. In queste regioni le sfere a volte s’innalzano dalla terra verso il cielo, e i ricercatori hanno scoperto che possono essere guidati dal pensiero. Le sfere emettono onde a bassa frequenza che vengono anche prodotte dal nostro cervello, quindi sono in grado di reagire ai nostri pensieri. Queste sfere di luce hanno una carica energetica molto elevata e sono in grado di causare delle mutazioni genetiche. Anche molti operatori spirituali producono queste sfere o colonne di luce, quando si trovano in uno stato di profonda meditazione o durante un lavoro energetico. In alcuni progetti per la guarigione della terra queste sfere vengono catturate anche nelle foto. In passato di fronte a questi fenomeni luminosi si credeva che apparissero degli angeli. In ogni caso, pur mancando le prove scientifiche, ora sappiamo che persone con queste esperienze non soffrivano affatto di allucinazioni. Abbiamo fatto un grande passo in avanti nella comprensione della nostra realtà. Anche la scienza “ufficiale” conosce le anomalie della terra che contribuiscono alla formazione dei fenomeni luminosi. Queste anomalie sono state trovate di recente anche a Rocca di Papa, a sud di Roma.

L’articolo intero (in inglese) si può trovare sulla paginahttp://www.fosar-bludorf.com (Kontext – Forum for Border Science). Su questa pagina è anche possibile contattare gli autori.

Nel suo libro “Vernetzte Intelligenz” (Networked Intelligence: Intelligenza trasmessa dalla rete), Grazyna Gosar e Franz Bludorf spiegano queste connessioni chiaramente e precisamente. Gli autori citano anche fonti supponendo che in tempi primitivi l’Umanità, come gli animali, è stata fortemente connessa alla coscienza gruppale e agiva come gruppo. Tuttavia, per sviluppare e sperimentare l’individualità, noi umani abbiamo dovuto dimenticare l’ipercomunicazione quasi completamente. Ora che siamo abbastanza stabili nella nostra coscienza individuale,possiamo creare una nuova forma di coscienza gruppale, concretamente una, quella in cui abbiamo accesso a tutte le informazioni per mezzo del nostro DNA senza essere forzati o controllati a distanza rispetto a quello che dobbiamo fare con quell’informazione.

Fonte: www.contiandrea.wordpress.com Tutti i dati sono tratti dal libro “L’intelligenza in Rete nascosta nel DNA” di Von Grazyna Fosar e Franz Bludorf, (edito in Italia da Macroedizioni) riassunti e commentati da Baerbel.


LA RICERCA DELLA TULANE UNIVERSITY: GLI EFFETTI DELLO YOGA E DELLA MEDITAZIONE SUI BAMBINI IN ETA' SCOLARE


(Tulane University pubblica la ricerca sugli effetti delle antiche pratiche indiane praticate dai bambini in età scolare: lo yoga e la meditazione migliorano la salute emotiva nei bambini.)


Secondo un recente studio, gli interventi rivolti a bambini in età scolare che vengono svolti all'interno di un contesto educativo e che si basano sui principi dello yoga e della meditazione possono essere un utile strumento nel raggiungere un significativo miglioramento nella loro sensazione di benessere.


Un nuovo studio della Tulane University ha evidenziato che praticare yoga e meditazione aumenta il benessere dei bambini e la qualità della loro vita psico-emotiva.

Lo stress è un fattore rilevante nella salute dei bambini in età scolare che, spesso, si trovano a vivere situazioni quotidiane stressanti, come ad esempio la preoccupazione per il rendimento scolastico, l’esclusione sociale, il bullismo e problematiche legate ai compiti a casa.

Partendo da questo presupposto, una recente ricerca, pubblicata su Psychology Research and Behavior Management, ha cercato di indagare gli effetti dell’inserimento di attività quali lo yoga e meditazione all’interno di una scuola primaria americana. In particolare, i ricercatori hanno deciso di coinvolgere nello studio bambini frequentanti la terza elementare in quanto questo periodo del percorso scolastico rappresenta un momento cruciale di transizione per i giovani studenti: molti di loro, infatti, manifestano sentimenti ansiosi a fronte dell’aumento delle aspettative accademiche.


Lo studio: praticare attività di yoga e meditazione a scuola

Dopo un primo screening basato sulla sintomatologia ansiosa, i bambini coinvolti nello studio sono stati suddivisi in due gruppi, a ciascuno dei quali è poi stato proposto un programma che prevedeva la partecipazione a diversi tipi di attività. Il gruppo di controllo, composto da 32 bambini, è stato coinvolto in attività di consulenza, o altri tipi di attività, sempre guidate da un assistente sociale scolastico, come previsto dal programma già attivo nell’istituto. Il gruppo di intervento, invece, costituito da 20 bambini, ha preso parte a semplici attività basate sui principi dello yoga e della meditazione per otto settimane consecutive; le sessioni si svolgevano ad inizio mattina e comprendevano esercizi di respirazione, rilassamento guidato e diverse posizioni tradizionali dello yoga.

Il team di ricercatori ha dunque valutato la qualità del benessere emotivo in ciascun gruppo, prima e dopo l’intervento. Per farlo, hanno rivolto ai bambini diverse domande riguardanti la soddisfazione in varie aree della propria vita personale; una domanda riguardava la soddisfazione generale per la propria vita. Inoltre, è stata valutata la presenza di eventuali problemi emotivi, sociali e scolastici nel mese precedente la ricerca.


Conclusioni della ricerca

Sulla base dei dati raccolti, secondo gli autori, è possibile affermare che gli interventi basati sullo yoga, la meditazione all’interno di un contesto educativo possono essere un utile strumento nel raggiungere un significativo miglioramento nella qualità di vita e nella sensazione di benessere percepito dai bambini.




MEDITAZIONE E SCIENZA: LA RICERCA DI HARVARD UNIVERSITY


Dagli anni Cinquanta sono usciti oltre tremila studi scientifici sulla meditazione. Un’antica pratica diventata anche un business miliardario che oggi negli Stati Uniti coinvolge 18 milioni di persone (l’8 per cento della popolazione), con una crescita di popolarità che dagli anni Ottanta non conosce declino, neppure in Europa: una ricerca della parola meditation su Google porta a oltre cento milioni di risultati. La ragione di un simile successo è stata fotografata da uno studio di Harvard, apparso su Science con un titolo che non lasciava spazio a equivoci: Una mente distratta è una mente infelice. Lo studio è del 2010, ma l’intuizione si fa risalire a 2.500 anni fa, quando Buddha, seduto a gambe incrociate sotto un albero, avrebbe preso coscienza della realtà per quello che è, cioè del qui e adesso, e avrebbe smesso di soffrire per i mali del mondo. Accanto all’interpretazione buddhista, questo antico episodio ha una lettura psicofisiologica: sotto quell’albero il monaco si sarebbe liberato di ciò che gli psicologi chiamano «deriva attenzionale», l’innata tendenza della mente a volare altrove, a preoccuparsi di ciò che non c’è. E, di conseguenza, a soffrire.

Secondo lo studio di Harvard, il nostro livello di felicità è infatti correlato alla capacità di essere presenti alle nostre azioni. Invece, in media, metà del nostro tempo la impieghiamo pensando a cose diverse da quelle che stiamo facendo. Ebbene: secondo una produzione scientifica ormai sterminata, la meditare rende la nostra mente meno distratta, dunque meno infelice.

Presa in sé, la meditazione consiste in una serie di esercizi mentali che permettono di seguire ciò che fa la mente mentre lo sta facendo. Ci si focalizza sulle sensazioni corporee e si osserva in terza persona il fluire dei propri pensieri. Questo «sforzo senza sforzo», come lo definiscono i buddisti, oggi può essere misurato grazie alle tecnologie di neuroimmagine, ed è stato sperimentato nella cura di numerosi disturbi di natura psicologica. Un protocollo di meditazione applicata ai vari disagi della nostra esistenza può essere applicato a diversi tipi di terapie: riduzione dello stress, disturbi alimentari, prevenzione di ricadute della depressione.

In Italia è molto difficile avere dei numeri, ma il fenomeno è di sicuro in crescita. Alcuni ospedali, come il San Gerardo di Monza o il Policlinico di Milano, cominciano a proporre ai pazienti protocolli di meditazione, e la pratica si sta diffondendo anche in ambito aziendale, con iniziative legate al tema dello stress e della leadership». La meditazione si è rivelata anche un eccezionale strumento per far emergere capacità naturali della mente, normalmente inibite. Lo illustra bene uno studio del Wake Forest Baptist Medical Center apparso sul Journal of Neuroscience: dopo un training di quattro giorni di meditazione, un campione di soggetti sani sottoposto a stimolazioni dolorose ha mostrato una soglia del dolore ridotta del 27 per cento. Un equivalente trattamento con oppioidi, in base a studi precedenti, la riduce invece del 22 per cento. Come si spiega un simile risultato?

Secondo lo studio, i soggetti hanno mostrato un incremento nell’attività di aree cerebrali che gestiscono il controllo cognitivo, oltre a una disattivazione del talamo, coinvolto nella percezione del dolore. La meditazione, dunque, allena la mente ad agire su funzioni normalmente non controllabili. E, nei meditatori esperti, induce modificazioni sensibili in almeno otto aree del cervello, come mostra una recente ricerca condotta dall’University of British Columbia pubblicata su Neuroscience & Biobehavioral Reviews. La differenza più notevole riguarda l’incremento della superficie della corteccia cingolata anteriore, un’area coinvolta nel controllo dell’attenzione. Altri studi hanno riscontrato invece una riduzione dell’amigdala destra, regione collegata all’elaborazione delle emozioni negative.


Non a caso, chi medita ha una minore tendenza a rimuginare, a somatizzare lo stress, ad ammalarsi. E non è necessario essere monaci tibetani: i test hanno rivelato che anche un’esperienza limitata può modificare gli equilibri biochimici, con esiti tutt’altro che irrilevanti. Un esempio: uno studio della University of Wisconsin diretto da Richard Davidson, personalità di spicco nell’ambito delle ricerche sulla meditazione, ha mostrato che due mesi di pratica sono sufficienti a incrementare la produzione di anticorpi. E i neurotrasmettitori coinvolti nel potenziamento immunitario presiedono anche a molte altre funzioni, ragione per cui la meditazione è utilizzata con successo per i più disparati disturbi: cardiovascolari e digestivi, ma anche dolori cronici, cefalee, insonnia.

Il suo palmarès è talmente vasto che, come osserva Giommi, «ormai la meditazione ha raggiunto anche la scienza più diffidente e razionalista, e potrebbe modificare il nostro approccio alla sofferenza». Ogni scoperta sul cervello sembra dare nuove basi scientifiche a questa tradizione millenaria. Ecco perché in varie tradizioni spirituali la meditazione viene definita come la "chiave per aprire tutte le porte".

(10 giugno 2016)



ESTRATTI DELLA RICERCA DELL'UNIVERSITA' DI HARVARD (2016)



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